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Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836.

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al cardinal Farnese.

communicavano le facende, et quando s'haveva a trattar di da-
nari o altra sorte d'ajuti, a nessuno si ricorreva con piu fidu-
cia che a S. S. Rma, favorendola gagliardamente contro la ma-
la dispositione di papa Adriano per triste informationi ingeste
da Volterra che mostrava haver di S. Sria: nelle quai cose, non
facendo ingiuria al buon animo che Cesare potesse havere con
el cardinale, diro bene che Sa Mta si governava prudentissima-
mente in volere che si mantenessi una persona di tanta autto-
rita in Italia, la quale per poca recognitione che gli fussi stata
fatta non si era mai mutato un pelo del solito suo, et non pos-
sendo succedere, cosi in questo come negli altri stati, che mutan-
do la forma et regimento se ne fusse potuto sentire evidentissimi
frutti et commodita che faceva sua Maesta stando integro in
Fiorenza el cardinale de Medici.

Morto Adriano fu il cardinale creato papa, dove ancorche
i ministri et altri dependenti da Cesare havesser gagliarda com-
missione, parte si portoron come volsero, et alcuni che all' ul-
timo descesero poi a favorir la sua elettione il primo protesto
che essi volsero fu che non intendevono per niente che S. Sta co-
noscesse l'opera loro ad instantia dell' imperatore, ma che lo
facevono per mera dispositione privata. Et nondimeno fatto
papa ritenne S. Sta la medesima persona del cardinal de Medici,
quanto comportava una union tale insieme con la dignita nella
quale dio l'haveva posto: et se in pesar queste due parti del
debito del pontefice et dell' affettion verso l'imperatore S. Sta non
s'havesse lassato vincere et fatto pesar piu l'ultima, forse che
il mondo sarebbe piu anni fa in pace, et non patiremmo hora
queste calamita. Perche trovandosi nel tempo che Sa Sta fu papa,
due esserciti gagliardi in Lombardia, di Cesare et del christianis-
simo, et il primo oppresso da molte difficulta di potersi mante-
nere, se N. S. non l'ajutava, come fece con lassar le genti ec-
clesiastiche et Fiorentine in campo, con darli tante decime nel
regno che ne cavavano 80m. scudi, et farli dar contributioni di
Fiorenza, et Sa Sta ancora privatamente denari et infinite altre
sorti d'ajuti, forse quella guerra havrebbe havuto altro esito et
piu moderato et da sperar fine ai travagli et non principio a
nuove et maggiori tribulationi, alle quali sperando N. S. tanto
ritrovar forma quanto oltre all' auttorita ordinaria che credeva
haver coll' imperatore et per consigliarlo bene ci haveva ancora
aggiunto queste nuove dimostrationi, senza le quali non havrebbe
potuto vincere, perche et me n'ero scordato senz' esse mai la Si-
gnoria faceva unir l'esercito suo, non solo non fu dato luogo
alcuno al suo consiglio, che dissuadeva di passare in Francia
con l'esercito, anzi in molte occorentie si comincio a mostrare
di tenere un poco conto di Sa Sta, et favorir Ferrara in dispreg-
gio di quella, et, in cambio di lodarsi et ringratiarla di quanto
haveva fatto per loro, querelarsi di quel che non s'era fatto a
voglia loro, non misurando prima che tutto si facessi per mera
dispositione senza obbligo alcuno, et poi se ben ce ne fussero stati
infiniti, che molto maggior doveva esser quello che tirava Sa San-
tita a fare il debito suo con dio che con l'imperatore.


al cardinal Farnese.

communicavano le facende, et quando s’haveva a trattar di da-
nari o altra sorte d’ajuti, a nessuno si ricorreva con piu fidu-
cia che a S. S. Rma, favorendola gagliardamente contro la ma-
la dispositione di papa Adriano per triste informationi ingeste
da Volterra che mostrava haver di S. Sria: nelle quai cose, non
facendo ingiuria al buon animo che Cesare potesse havere con
el cardinale, dirò bene che Sa M si governava prudentissima-
mente in volere che si mantenessi una persona di tanta autto-
rità in Italia, la quale per poca recognitione che gli fussi stata
fatta non si era mai mutato un pelo del solito suo, et non pos-
sendo succedere, così in questo come negli altri stati, che mutan-
do la forma et regimento se ne fusse potuto sentire evidentissimi
frutti et commodità che faceva sua Maestà stando integro in
Fiorenza el cardinale de Medici.

Morto Adriano fu il cardinale creato papa, dove ancorche
i ministri et altri dependenti da Cesare havesser gagliarda com-
missione, parte si portoron come volsero, et alcuni che all’ ul-
timo descesero poi a favorir la sua elettione il primo protesto
che essi volsero fu che non intendevono per niente che S. S co-
noscesse l’opera loro ad instantia dell’ imperatore, ma che lo
facevono per mera dispositione privata. Et nondimeno fatto
papa ritenne S. S la medesima persona del cardinal de Medici,
quanto comportava una union tale insieme con la dignità nella
quale dio l’haveva posto: et se in pesar queste due parti del
debito del pontefice et dell’ affettion verso l’imperatore S. S non
s’havesse lassato vincere et fatto pesar piu l’ultima, forse che
il mondo sarebbe piu anni fa in pace, et non patiremmo hora
queste calamità. Perche trovandosi nel tempo che Sa S fu papa,
due esserciti gagliardi in Lombardia, di Cesare et del christianis-
simo, et il primo oppresso da molte difficultà di potersi mante-
nere, se N. S. non l’ajutava, come fece con lassar le genti ec-
clesiastiche et Fiorentine in campo, con darli tante decime nel
regno che ne cavavano 80m. scudi, et farli dar contributioni di
Fiorenza, et Sa S ancora privatamente denari et infinite altre
sorti d’ajuti, forse quella guerra havrebbe havuto altro esito et
piu moderato et da sperar fine ai travagli et non principio a
nuove et maggiori tribulationi, alle quali sperando N. S. tanto
ritrovar forma quanto oltre all’ auttorità ordinaria che credeva
haver coll’ imperatore et per consigliarlo bene ci haveva ancora
aggiunto queste nuove dimostrationi, senza le quali non havrebbe
potuto vincere, perche et me n’ero scordato senz’ esse mai la Si-
gnoria faceva unir l’esercito suo, non solo non fu dato luogo
alcuno al suo consiglio, che dissuadeva di passare in Francia
con l’esercito, anzi in molte occorentie si cominciò a mostrare
di tenere un poco conto di Sa S, et favorir Ferrara in dispreg-
gio di quella, et, in cambio di lodarsi et ringratiarla di quanto
haveva fatto per loro, querelarsi di quel che non s’era fatto a
voglia loro, non misurando prima che tutto si facessi per mera
dispositione senza obbligo alcuno, et poi se ben ce ne fussero stati
infiniti, che molto maggior doveva esser quello che tirava Sa San-
tità a fare il debito suo con dio che con l’imperatore.


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[247/0259] al cardinal Farnese. communicavano le facende, et quando s’haveva a trattar di da- nari o altra sorte d’ajuti, a nessuno si ricorreva con piu fidu- cia che a S. S. Rma, favorendola gagliardamente contro la ma- la dispositione di papa Adriano per triste informationi ingeste da Volterra che mostrava haver di S. Sria: nelle quai cose, non facendo ingiuria al buon animo che Cesare potesse havere con el cardinale, dirò bene che Sa Mtà si governava prudentissima- mente in volere che si mantenessi una persona di tanta autto- rità in Italia, la quale per poca recognitione che gli fussi stata fatta non si era mai mutato un pelo del solito suo, et non pos- sendo succedere, così in questo come negli altri stati, che mutan- do la forma et regimento se ne fusse potuto sentire evidentissimi frutti et commodità che faceva sua Maestà stando integro in Fiorenza el cardinale de Medici. Morto Adriano fu il cardinale creato papa, dove ancorche i ministri et altri dependenti da Cesare havesser gagliarda com- missione, parte si portoron come volsero, et alcuni che all’ ul- timo descesero poi a favorir la sua elettione il primo protesto che essi volsero fu che non intendevono per niente che S. Stà co- noscesse l’opera loro ad instantia dell’ imperatore, ma che lo facevono per mera dispositione privata. Et nondimeno fatto papa ritenne S. Stà la medesima persona del cardinal de Medici, quanto comportava una union tale insieme con la dignità nella quale dio l’haveva posto: et se in pesar queste due parti del debito del pontefice et dell’ affettion verso l’imperatore S. Stà non s’havesse lassato vincere et fatto pesar piu l’ultima, forse che il mondo sarebbe piu anni fa in pace, et non patiremmo hora queste calamità. Perche trovandosi nel tempo che Sa Stà fu papa, due esserciti gagliardi in Lombardia, di Cesare et del christianis- simo, et il primo oppresso da molte difficultà di potersi mante- nere, se N. S. non l’ajutava, come fece con lassar le genti ec- clesiastiche et Fiorentine in campo, con darli tante decime nel regno che ne cavavano 80m. scudi, et farli dar contributioni di Fiorenza, et Sa Stà ancora privatamente denari et infinite altre sorti d’ajuti, forse quella guerra havrebbe havuto altro esito et piu moderato et da sperar fine ai travagli et non principio a nuove et maggiori tribulationi, alle quali sperando N. S. tanto ritrovar forma quanto oltre all’ auttorità ordinaria che credeva haver coll’ imperatore et per consigliarlo bene ci haveva ancora aggiunto queste nuove dimostrationi, senza le quali non havrebbe potuto vincere, perche et me n’ero scordato senz’ esse mai la Si- gnoria faceva unir l’esercito suo, non solo non fu dato luogo alcuno al suo consiglio, che dissuadeva di passare in Francia con l’esercito, anzi in molte occorentie si cominciò a mostrare di tenere un poco conto di Sa Stà, et favorir Ferrara in dispreg- gio di quella, et, in cambio di lodarsi et ringratiarla di quanto haveva fatto per loro, querelarsi di quel che non s’era fatto a voglia loro, non misurando prima che tutto si facessi per mera dispositione senza obbligo alcuno, et poi se ben ce ne fussero stati infiniti, che molto maggior doveva esser quello che tirava Sa San- tità a fare il debito suo con dio che con l’imperatore.

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Zitationshilfe: Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836, S. 247. In: Deutsches Textarchiv <https://www.deutschestextarchiv.de/ranke_paepste03_1836/259>, abgerufen am 22.11.2024.