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Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836.

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di card. di Santaseverina.

si mostro sempre nemico, dicendo che io ero stato cagione pre-
cipua che egli non havesse ottenuto l'investitura di Ferrara pro
persona nominanda, e che io come antico suo amico doveva
parlare piu mitamente, senza intraprendere l'impresa con tanta
ardenza, come che io fossi piu obligato agli huomini che a dio
et alla santa chiesa.

IV. Conclaven nach dem Tode Innocenz IX.

Entrato l'anno 1592 si entro in conclave, essendosi raddop-
piata contro di me la malignita de miei nemici, mostrandosi
il cardl Sfondrato ardentissimo contro la persona mia, non so-
lamente per tema delle cose sue, ma anco piu irato delle pa-
role del cardle Acquaviva, che timoroso et invidioso per l'ar-
civescovo d'Otranto suo parente et altri signori regnicoli amici
miei, moveva ogni pietra contro di me: e s'erano uniti insieme
li cardli Aragona, Colonna, Altemps e Sforza, capitali nemici
tra essi, ma contro di me concordissimi: Aragona per la con-
tinua osservanza et ossequio che io havevo usati, ma pigliava
pretesti dell' abbadia che havevo tolta all' abbate Simone Sel-
larolo; Colonna per li molti servitii che gli havevo fatti in ogni
tempo, ma si raccordava del Talmud impedito da me contro li
Giudei, repetendo la morte di Don Pompeo de Monti, con tac-
cia anco di sua sorella; Altemps per li favori che gli haveno
fatti appresso papa Sisto e monsr Pellicano senatore per conto
del figlio rattore della Giulietta, onde ne venne quel galant'
huomo in disgratia di Sisto, ma cosi voleva Galleotto Belardo suo
padrone; Sforza per haverlo favorito nel caso del Massaino,
quando papa Sisto fulminava contro di lui, havendomi ringra-
tiato con baciarmi la mano in presenza del buon cardle Farnese
vecchio, a cui ancora si era mostrato ingrato havendo avuta da
quel buon sigr l'abbadia di S. Lorenzo extra moenia, ma egli
diceva che non poteva mancare alli amici suoi, ma in effetto
egli temeva sapendo bene la sua coscienza. Palleotto m'uso
quell' ingratitudine che ogn' un sa. Venne la notte delli 20 di
Gennaro: quivi si rappresento una tragedia de' fatti miei, men-
tre Madrucci, gia mio caro amico e collega nel sant' officio con-
senti tacitamente cogli emoli miei in danno mio
*), oprando per
questa via di conseguire il pontificato, ma egli senti di quelli
bocconi amari che non potendo poscia digerire se ne mori mi-
seramente. Lascio da parte gli andamenti fraudolenti del cardl Ge-
sualdo, che come Napoletano non poteva patire che io gli fossi
anteposto, et anche mosso da invidia contro i suoi patriotti:
poiche questo e gli altri sigri cardli Napoletani Aragona et
Acquaviva havevano questo senso di non voler nessun compagno
de' patriotti nel cardinalato. L'atto poi che fece il cardle Co-
lonna, fu il piu brutto che s'havesse sentito gia mai, et impro-
bato etiam da suoi piu cari, e malissimo inteso nella corte di

*) Auch der venezianische Gesandte Moro bemerkt, daß S. Severina nicht
gewählt worden, "per mancamento di Gesualdo decano e Madrucci."

di card. di Santaseverina.

si mostrò sempre nemico, dicendo che io ero stato cagione pre-
cipua che egli non havesse ottenuto l’investitura di Ferrara pro
persona nominanda, e che io come antico suo amico doveva
parlare più mitamente, senza intraprendere l’impresa con tanta
ardenza, come che io fossi più obligato agli huomini che a dio
et alla santa chiesa.

IV. Conclaven nach dem Tode Innocenz IX.

Entrato l’anno 1592 si entrò in conclave, essendosi raddop-
piata contro di me la malignità de miei nemici, mostrandosi
il cardl Sfondrato ardentissimo contro la persona mia, non so-
lamente per tema delle cose sue, ma anco più irato delle pa-
role del cardle Acquaviva, che timoroso et invidioso per l’ar-
civescovo d’Otranto suo parente et altri signori regnicoli amici
miei, moveva ogni pietra contro di me: e s’erano uniti insieme
li cardli Aragona, Colonna, Altemps e Sforza, capitali nemici
tra essi, ma contro di me concordissimi: Aragona per la con-
tinua osservanza et ossequio che io havevo usati, ma pigliava
pretesti dell’ abbadia che havevo tolta all’ abbate Simone Sel-
larolo; Colonna per li molti servitii che gli havevo fatti in ogni
tempo, ma si raccordava del Talmud impedito da me contro li
Giudei, repetendo la morte di Don Pompeo de Monti, con tac-
cia anco di sua sorella; Altemps per li favori che gli haveno
fatti appresso papa Sisto e monsr Pellicano senatore per conto
del figlio rattore della Giulietta, onde ne venne quel galant’
huomo in disgratia di Sisto, ma così voleva Galleotto Belardo suo
padrone; Sforza per haverlo favorito nel caso del Massaino,
quando papa Sisto fulminava contro di lui, havendomi ringra-
tiato con baciarmi la mano in presenza del buon cardle Farnese
vecchio, a cui ancora si era mostrato ingrato havendo avuta da
quel buon sigr l’abbadia di S. Lorenzo extra moenia, ma egli
diceva che non poteva mancare alli amici suoi, ma in effetto
egli temeva sapendo bene la sua coscienza. Palleotto m’usò
quell’ ingratitudine che ogn’ un sa. Venne la notte delli 20 di
Gennaro: quivi si rappresentò una tragedia de’ fatti miei, men-
tre Madrucci, già mio caro amico e collega nel sant’ officio con-
sentì tacitamente cogli emoli miei in danno mio
*), oprando per
questa via di conseguire il pontificato, ma egli sentì di quelli
bocconi amari che non potendo poscia digerire se ne mori mi-
seramente. Lascio da parte gli andamenti fraudolenti del cardl Ge-
sualdo, che come Napoletano non poteva patire che io gli fossi
anteposto, et anche mosso da invidia contro i suoi patriotti:
poiche questo e gli altri sigri cardli Napoletani Aragona et
Acquaviva havevano questo senso di non voler nessun compagno
de’ patriotti nel cardinalato. L’atto poi che fece il cardle Co-
lonna, fu il più brutto che s’havesse sentito già mai, et impro-
bato etiam da suoi più cari, e malissimo inteso nella corte di

*) Auch der venezianiſche Geſandte Moro bemerkt, daß S. Severina nicht
gewaͤhlt worden, „per mancamento di Gesualdo decano e Madrucci.“
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[351/0363] di card. di Santaseverina. si mostrò sempre nemico, dicendo che io ero stato cagione pre- cipua che egli non havesse ottenuto l’investitura di Ferrara pro persona nominanda, e che io come antico suo amico doveva parlare più mitamente, senza intraprendere l’impresa con tanta ardenza, come che io fossi più obligato agli huomini che a dio et alla santa chiesa. IV. Conclaven nach dem Tode Innocenz IX. Entrato l’anno 1592 si entrò in conclave, essendosi raddop- piata contro di me la malignità de miei nemici, mostrandosi il cardl Sfondrato ardentissimo contro la persona mia, non so- lamente per tema delle cose sue, ma anco più irato delle pa- role del cardle Acquaviva, che timoroso et invidioso per l’ar- civescovo d’Otranto suo parente et altri signori regnicoli amici miei, moveva ogni pietra contro di me: e s’erano uniti insieme li cardli Aragona, Colonna, Altemps e Sforza, capitali nemici tra essi, ma contro di me concordissimi: Aragona per la con- tinua osservanza et ossequio che io havevo usati, ma pigliava pretesti dell’ abbadia che havevo tolta all’ abbate Simone Sel- larolo; Colonna per li molti servitii che gli havevo fatti in ogni tempo, ma si raccordava del Talmud impedito da me contro li Giudei, repetendo la morte di Don Pompeo de Monti, con tac- cia anco di sua sorella; Altemps per li favori che gli haveno fatti appresso papa Sisto e monsr Pellicano senatore per conto del figlio rattore della Giulietta, onde ne venne quel galant’ huomo in disgratia di Sisto, ma così voleva Galleotto Belardo suo padrone; Sforza per haverlo favorito nel caso del Massaino, quando papa Sisto fulminava contro di lui, havendomi ringra- tiato con baciarmi la mano in presenza del buon cardle Farnese vecchio, a cui ancora si era mostrato ingrato havendo avuta da quel buon sigr l’abbadia di S. Lorenzo extra moenia, ma egli diceva che non poteva mancare alli amici suoi, ma in effetto egli temeva sapendo bene la sua coscienza. Palleotto m’usò quell’ ingratitudine che ogn’ un sa. Venne la notte delli 20 di Gennaro: quivi si rappresentò una tragedia de’ fatti miei, men- tre Madrucci, già mio caro amico e collega nel sant’ officio con- sentì tacitamente cogli emoli miei in danno mio *), oprando per questa via di conseguire il pontificato, ma egli sentì di quelli bocconi amari che non potendo poscia digerire se ne mori mi- seramente. Lascio da parte gli andamenti fraudolenti del cardl Ge- sualdo, che come Napoletano non poteva patire che io gli fossi anteposto, et anche mosso da invidia contro i suoi patriotti: poiche questo e gli altri sigri cardli Napoletani Aragona et Acquaviva havevano questo senso di non voler nessun compagno de’ patriotti nel cardinalato. L’atto poi che fece il cardle Co- lonna, fu il più brutto che s’havesse sentito già mai, et impro- bato etiam da suoi più cari, e malissimo inteso nella corte di *) Auch der venezianiſche Geſandte Moro bemerkt, daß S. Severina nicht gewaͤhlt worden, „per mancamento di Gesualdo decano e Madrucci.“

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Zitationshilfe: Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836, S. 351. In: Deutsches Textarchiv <https://www.deutschestextarchiv.de/ranke_paepste03_1836/363>, abgerufen am 24.11.2024.