lore et abbattimento di forze si sarebbe mosso a pieta, poiche chiaramente conoscevasi che il male gli haveva ingombrata la mente et il vero sentimento del governo delle cose. Dopo la propositione delle chiese e dopo havere dato il cappello al car- dinale Grimaldi partissi dal concistoro sommamente aggravato dal male, come gli fu predetto.
Nel di seguente fece un' attione con la quale si acquisto fama di gran pieta e degna di rimanere per esempio a tutti i principi ecclesiastici. Questa fu di chiamare alla sua presenza alcuni theologi in quella scienza e nella probita riguardevolis- simi e dal papa creduti lontani dall' adulatione, a quali fatta prima dare piena cognitione di tutti li beni et entrate ecclesia- stiche delle quali in tempo del suo pontificato haveva arricchita la casa Barberina, ordino che gli riferissero se in alcuna cosa egli haveva trapassato il potere e l'autorita sua: perche era pre- parato a ripigliare da' nepoti tutto cio che aggravare gli poteva la coscienza avanti al tribunale di dio. Li theologi furono il cardinale de Lugo, il padre Torquato de Cupis della compagnia di Gesu, et alcuni altri. E si animo il papa a fare questa at- tione dal sereno che vide in fronte al cardinale Barberino, quando chiamatolo prima di tutti lo fece partecipe di questo suo pen- siero, che non ostanti l'ombre passate quasi volle parere di vo- lere da lui prenderne consiglio. Lodo il cardinale la pieta della Sta Sua, e mostro di haverne particolare contento, sperando mag- giori felicita dalla mano liberalissima di dio, mentre solo per sodisfare a Sua Divina Maesta tutto cio si faceva. Dicesi che il parere uniforme de' theologi fu, che havendo Sua Sta arricchiti li suoi nipoti, poteva con sicura coscienza lasciarli godere tutti li beni che haveva loro conceduti, e cio per due ragioni: l'una perche havendo promossi al cardinalato una quantita di soggetti quali non haveva proveduti di entrate secondo il loro grado, li medesimi nipoti havessero comodita di accomodarli secondo il loro bisogno: l'altro motivo per quietare la coscienza del papa fu, che havendo li sopradetti nipoti in si lungo principato e nelle passate guerre contratto l'odio e l'inimicitie con diversi principi, era ragionevole di lasciarli ben comodi per mantenere il loro grado, anche per riputatione della sede apostolica, e non essere vilipesi, come suole accadere a quelli che dalla cima del dominare si riducono a stato inferiore; onde l'essere bene provisti di ricchezze e di beni di fortuna gli havrebbe fatti maggiormente rispettare: et oltre di cio li medesimi nepoti havevano di loro natura tali viscere di christiana pieta che havrebbero erogate l'en- trate in beneficio de' poveri et in altri usi pii. E con queste et altre ragioni mostro il papa di quietarsi.
Si andava dunque preparando alla morte, che da se stesso conosceva essergli vicina: ma fra questi pensieri e dispositioni si mostrava in tutti i ragionamenti pieno di giusto sdegno con- tro i principi d'Italia, sentendo immenso dolore che havesse a restare memoria che in tempo del suo pontificato si fossero col- legati contro di lui et havessero assalito con eserciti lo stato
Vita di papa Urbano VIII.
lore et abbattimento di forze si sarebbe mosso a pietà, poiche chiaramente conoscevasi che il male gli haveva ingombrata la mente et il vero sentimento del governo delle cose. Dopo la propositione delle chiese e dopo havere dato il cappello al car- dinale Grimaldi partissi dal concistoro sommamente aggravato dal male, come gli fu predetto.
Nel dì seguente fece un’ attione con la quale si acquistò fama di gran pietà e degna di rimanere per esempio a tutti i principi ecclesiastici. Questa fu di chiamare alla sua presenza alcuni theologi in quella scienza e nella probità riguardevolis- simi e dal papa creduti lontani dall’ adulatione, a quali fatta prima dare piena cognitione di tutti li beni et entrate ecclesia- stiche delle quali in tempo del suo pontificato haveva arricchita la casa Barberina, ordinò che gli riferissero se in alcuna cosa egli haveva trapassato il potere e l’autorità sua: perche era pre- parato a ripigliare da’ nepoti tutto cio che aggravare gli poteva la coscienza avanti al tribunale di dio. Li theologi furono il cardinale de Lugo, il padre Torquato de Cupis della compagnia di Gesù, et alcuni altri. E si animò il papa a fare questa at- tione dal sereno che vide in fronte al cardinale Barberino, quando chiamatolo prima di tutti lo fece partecipe di questo suo pen- siero, che non ostanti l’ombre passate quasi volle parere di vo- lere da lui prenderne consiglio. Lodò il cardinale la pietà della Stà Sua, e mostrò di haverne particolare contento, sperando mag- giori felicità dalla mano liberalissima di dio, mentre solo per sodisfare a Sua Divina Maestà tutto cio si faceva. Dicesi che il parere uniforme de’ theologi fu, che havendo Sua Stà arricchiti li suoi nipoti, poteva con sicura coscienza lasciarli godere tutti li beni che haveva loro conceduti, e cio per due ragioni: l’una perche havendo promossi al cardinalato una quantità di soggetti quali non haveva proveduti di entrate secondo il loro grado, li medesimi nipoti havessero comodità di accomodarli secondo il loro bisogno: l’altro motivo per quietare la coscienza del papa fu, che havendo li sopradetti nipoti in sì lungo principato e nelle passate guerre contratto l’odio e l’inimicitie con diversi principi, era ragionevole di lasciarli ben comodi per mantenere il loro grado, anche per riputatione della sede apostolica, e non essere vilipesi, come suole accadere a quelli che dalla cima del dominare si riducono a stato inferiore; onde l’essere bene provisti di ricchezze e di beni di fortuna gli havrebbe fatti maggiormente rispettare: et oltre di cio li medesimi nepoti havevano di loro natura tali viscere di christiana pietà che havrebbero erogate l’en- trate in beneficio de’ poveri et in altri usi pii. E con queste et altre ragioni mostrò il papa di quietarsi.
Si andava dunque preparando alla morte, che da se stesso conosceva essergli vicina: ma fra questi pensieri e dispositioni si mostrava in tutti i ragionamenti pieno di giusto sdegno con- tro i principi d’Italia, sentendo immenso dolore che havesse a restare memoria che in tempo del suo pontificato si fossero col- legati contro di lui et havessero assalito con eserciti lo stato
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Vita di papa Urbano VIII.
lore et abbattimento di forze si sarebbe mosso a pietà, poiche
chiaramente conoscevasi che il male gli haveva ingombrata la
mente et il vero sentimento del governo delle cose. Dopo la
propositione delle chiese e dopo havere dato il cappello al car-
dinale Grimaldi partissi dal concistoro sommamente aggravato
dal male, come gli fu predetto.
Nel dì seguente fece un’ attione con la quale si acquistò
fama di gran pietà e degna di rimanere per esempio a tutti i
principi ecclesiastici. Questa fu di chiamare alla sua presenza
alcuni theologi in quella scienza e nella probità riguardevolis-
simi e dal papa creduti lontani dall’ adulatione, a quali fatta
prima dare piena cognitione di tutti li beni et entrate ecclesia-
stiche delle quali in tempo del suo pontificato haveva arricchita
la casa Barberina, ordinò che gli riferissero se in alcuna cosa
egli haveva trapassato il potere e l’autorità sua: perche era pre-
parato a ripigliare da’ nepoti tutto cio che aggravare gli poteva
la coscienza avanti al tribunale di dio. Li theologi furono il
cardinale de Lugo, il padre Torquato de Cupis della compagnia
di Gesù, et alcuni altri. E si animò il papa a fare questa at-
tione dal sereno che vide in fronte al cardinale Barberino, quando
chiamatolo prima di tutti lo fece partecipe di questo suo pen-
siero, che non ostanti l’ombre passate quasi volle parere di vo-
lere da lui prenderne consiglio. Lodò il cardinale la pietà della
Stà Sua, e mostrò di haverne particolare contento, sperando mag-
giori felicità dalla mano liberalissima di dio, mentre solo per
sodisfare a Sua Divina Maestà tutto cio si faceva. Dicesi che
il parere uniforme de’ theologi fu, che havendo Sua Stà arricchiti
li suoi nipoti, poteva con sicura coscienza lasciarli godere tutti
li beni che haveva loro conceduti, e cio per due ragioni: l’una
perche havendo promossi al cardinalato una quantità di soggetti
quali non haveva proveduti di entrate secondo il loro grado, li
medesimi nipoti havessero comodità di accomodarli secondo il
loro bisogno: l’altro motivo per quietare la coscienza del papa
fu, che havendo li sopradetti nipoti in sì lungo principato e
nelle passate guerre contratto l’odio e l’inimicitie con diversi
principi, era ragionevole di lasciarli ben comodi per mantenere
il loro grado, anche per riputatione della sede apostolica, e non
essere vilipesi, come suole accadere a quelli che dalla cima del
dominare si riducono a stato inferiore; onde l’essere bene provisti
di ricchezze e di beni di fortuna gli havrebbe fatti maggiormente
rispettare: et oltre di cio li medesimi nepoti havevano di loro
natura tali viscere di christiana pietà che havrebbero erogate l’en-
trate in beneficio de’ poveri et in altri usi pii. E con queste
et altre ragioni mostrò il papa di quietarsi.
Si andava dunque preparando alla morte, che da se stesso
conosceva essergli vicina: ma fra questi pensieri e dispositioni
si mostrava in tutti i ragionamenti pieno di giusto sdegno con-
tro i principi d’Italia, sentendo immenso dolore che havesse a
restare memoria che in tempo del suo pontificato si fossero col-
legati contro di lui et havessero assalito con eserciti lo stato
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Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836, S. 437. In: Deutsches Textarchiv <https://www.deutschestextarchiv.de/ranke_paepste03_1836/449>, abgerufen am 24.11.2024.
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