Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836. Instruttione non era tale che se si fussi havuto tre hore di tempo a saperlo, non che tre di, non si fusse con un minimo suono potuto scac- ciare. Le conditioni che el padre generale di S. Francesco porto a N. Sigre furon queste: la prima di voler pace con Sa Sta, et se per caso alla venuta sua trovasse le cose di Sa Sta et della chiesa rovinate, che era contento si riducessero tutte al pristino stato et in Italia darebbe pace ad ogn' uno, non essendo d'animo suo volere ne per se ne per suo fratello pur un palmo, anzi lassar ogn' un in possesso di quello in che si trovava tanto tempo fa; la differentia del duca di Milano si vedessi in jure da giudici da deputarsi per Sa Sta et Sa Mta, et venendo da assolversi si re- stituisse, dovendo esser condennato si dessi a Borbone, et Fran- cia sarebbe contento far l'accordo a danari, cosa che non ha- veva voluto far fin qui, et la somma nominava la medesima che'l christianissimo haveva mandato a offerire cioe due millioni d'oro; le quali conditioni N. Sigre accetto subito secondo che il generale ne puo far testimonio, et le sottoscrisse di sua mano, ma non furono gia approvate per gli altri, li quali V. S. sa quanto gravi et insoportabili petitioni gli aggiunsero. Hora non essendo da presumere se non che la Mta Cesarea dicesse da dovero et con quella sincerita che conviene a tanto prencipe, et vedendosi per queste propositioni et ambasciate sue cosi moderato animo et molto benigno verso N. Sigre, in tanto che la Mta sua non sa- peva qual fussi quello di Sa Sta in verso se et che si stimava l'armi sue essere cosi potentissime in Italia per li lanzichine- che et per l'armata mandata, che in ogni cosa havessi ce- duto, non e da stimare se non che quando sara informato che se la Mta sua mando a mostrar buon animo non fu trovato in- feriore quel di N. Sigre, et che alle forze sue era tal resisten- tia che Sa Sta piu tosto fece beneficio a Sa Mta in depor l'ar- mi, che lo ricevessi, come ho detto di sopra et e chiarissimo, et che tutta la rovina seguita sta sopra la fede et nome di sua Mta, nella quale N. Sigre si e confidato, verra non sola- mente esser simile a se, quando andera sua sponte a desiderar bene et offerirsi parato rifarne a N. Sigre et alla chiesa, ma an- cora aggiunger tanto piu a quella naturale disposition sua quanto ricerca il volere evitare questo carico, et d'ignominioso che sa- rebbe per essere, passarsene di leggiero, voltarlo in gloria per- petua, facendola tanto piu chiara et stabile per se medesima quanto altri hanno cercato come suoi ministri deprimerla et os- curarla. Et gli effetti che bisognerebbe far per questo tanto pri- vatamente verso la chiesa et restauration sua quanto i beneficii che scancellassero le rovine in Italia et tutta la christianita, estimando piu essere imperatore per pacificarla che qualsivoglia altro emolumento, sara molto facile a trovarli, purche la dis- positione et giudicio di volere et conoscere il vero bene dove consiste vi sia. Per
Instruttione non era tale che se si fussi havuto tre hore di tempo a saperlo, non che tre dì, non si fusse con un minimo suono potuto scac- ciare. Le conditioni che el padre generale di S. Francesco portò a N. Sigre furon queste: la prima di voler pace con Sa Stà, et se per caso alla venuta sua trovasse le cose di Sa Stà et della chiesa rovinate, che era contento si riducessero tutte al pristino stato et in Italia darebbe pace ad ogn’ uno, non essendo d’animo suo volere nè per se nè per suo fratello pur un palmo, anzi lassar ogn’ un in possesso di quello in che si trovava tanto tempo fa; la differentia del duca di Milano si vedessi in jure da giudici da deputarsi per Sa Stà et Sa Mtà, et venendo da assolversi si re- stituisse, dovendo esser condennato si dessi a Borbone, et Fran- cia sarebbe contento far l’accordo a danari, cosa che non ha- veva voluto far fin qui, et la somma nominava la medesima che’l christianissimo haveva mandato a offerire cioè due millioni d’oro; le quali conditioni N. Sigre accettò subito secondo che il generale ne può far testimonio, et le sottoscrisse di sua mano, ma non furono gia approvate per gli altri, li quali V. S. sa quanto gravi et insoportabili petitioni gli aggiunsero. Hora non essendo da presumere se non che la Mtà Cesarea dicesse da dovero et con quella sincerità che conviene a tanto prencipe, et vedendosi per queste propositioni et ambasciate sue così moderato animo et molto benigno verso N. Sigre, in tanto che la Mtà sua non sa- peva qual fussi quello di Sa Stà in verso se et che si stimava l’armi sue essere così potentissime in Italia per li lanzichine- che et per l’armata mandata, che in ogni cosa havessi ce- duto, non è da stimare se non che quando sarà informato che se la Mtà sua mandò a mostrar buon animo non fu trovato in- feriore quel di N. Sigre, et che alle forze sue era tal resisten- tia che Sa Stà piu tosto fece beneficio a Sa Mtà in depor l’ar- mi, che lo ricevessi, come ho detto di sopra et è chiarissimo, et che tutta la rovina seguita sta sopra la fede et nome di sua Mtà, nella quale N. Sigre si è confidato, verrà non sola- mente esser simile a se, quando anderà sua sponte a desiderar bene et offerirsi parato rifarne a N. Sigre et alla chiesa, ma an- cora aggiunger tanto piu a quella naturale disposition sua quanto ricerca il volere evitare questo carico, et d’ignominioso che sa- rebbe per essere, passarsene di leggiero, voltarlo in gloria per- petua, facendola tanto piu chiara et stabile per se medesima quanto altri hanno cercato come suoi ministri deprimerla et os- curarla. Et gli effetti che bisognerebbe far per questo tanto pri- vatamente verso la chiesa et restauration sua quanto i beneficii che scancellassero le rovine in Italia et tutta la christianità, estimando piu essere imperatore per pacificarla che qualsivoglia altro emolumento, sarà molto facile a trovarli, purche la dis- positione et giudicio di volere et conoscere il vero bene dove consiste vi sia. Per
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non era tale che se si fussi havuto tre hore di tempo a saperlo,
non che tre dì, non si fusse con un minimo suono potuto scac-
ciare. Le conditioni che el padre generale di S. Francesco portò
a N. Sigre furon queste: la prima di voler pace con Sa Stà, et se per
caso alla venuta sua trovasse le cose di Sa Stà et della chiesa
rovinate, che era contento si riducessero tutte al pristino stato et
in Italia darebbe pace ad ogn’ uno, non essendo d’animo suo
volere nè per se nè per suo fratello pur un palmo, anzi lassar
ogn’ un in possesso di quello in che si trovava tanto tempo fa;
la differentia del duca di Milano si vedessi in jure da giudici da
deputarsi per Sa Stà et Sa Mtà, et venendo da assolversi si re-
stituisse, dovendo esser condennato si dessi a Borbone, et Fran-
cia sarebbe contento far l’accordo a danari, cosa che non ha-
veva voluto far fin qui, et la somma nominava la medesima che’l
christianissimo haveva mandato a offerire cioè due millioni d’oro;
le quali conditioni N. Sigre accettò subito secondo che il generale
ne può far testimonio, et le sottoscrisse di sua mano, ma non
furono gia approvate per gli altri, li quali V. S. sa quanto gravi
et insoportabili petitioni gli aggiunsero. Hora non essendo da
presumere se non che la Mtà Cesarea dicesse da dovero et con
quella sincerità che conviene a tanto prencipe, et vedendosi per
queste propositioni et ambasciate sue così moderato animo et
molto benigno verso N. Sigre, in tanto che la Mtà sua non sa-
peva qual fussi quello di Sa Stà in verso se et che si stimava
l’armi sue essere così potentissime in Italia per li lanzichine-
che et per l’armata mandata, che in ogni cosa havessi ce-
duto, non è da stimare se non che quando sarà informato che
se la Mtà sua mandò a mostrar buon animo non fu trovato in-
feriore quel di N. Sigre, et che alle forze sue era tal resisten-
tia che Sa Stà piu tosto fece beneficio a Sa Mtà in depor l’ar-
mi, che lo ricevessi, come ho detto di sopra et è chiarissimo,
et che tutta la rovina seguita sta sopra la fede et nome di
sua Mtà, nella quale N. Sigre si è confidato, verrà non sola-
mente esser simile a se, quando anderà sua sponte a desiderar
bene et offerirsi parato rifarne a N. Sigre et alla chiesa, ma an-
cora aggiunger tanto piu a quella naturale disposition sua quanto
ricerca il volere evitare questo carico, et d’ignominioso che sa-
rebbe per essere, passarsene di leggiero, voltarlo in gloria per-
petua, facendola tanto piu chiara et stabile per se medesima
quanto altri hanno cercato come suoi ministri deprimerla et os-
curarla. Et gli effetti che bisognerebbe far per questo tanto pri-
vatamente verso la chiesa et restauration sua quanto i beneficii
che scancellassero le rovine in Italia et tutta la christianità,
estimando piu essere imperatore per pacificarla che qualsivoglia
altro emolumento, sarà molto facile a trovarli, purche la dis-
positione et giudicio di volere et conoscere il vero bene dove
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