Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836. al cardinal Farnese. havuto nel medesimo tempo lettere di man propria di S. Mta per via del Sigre Cesare et per quel di Arezzo di quella sorte che era necessario; vedendo che d'accordarsi il papa col imperatore fusse per seguirne la felicita del mondo overo imaginarsi che uomo del mondo non potessi mai nascer di peggior natura che l'imperatore se fusse andato a trovare questa via per rovinare il papa, la qual fussi indegnissima d'ogni vilissimo uomo et non del maggiore che sia tra christiani, ma absit che si possa imaginar tal cosa, ma si reputa piu tosto che dio l'habbia per- messa per recognition nostra et per dar campo alla Mta sua di mostrar piu pieta, piu bonta e fede et darli luogo d'assettare il mondo piu che fusse mai concesso a prencipe nato. Essendo venute in mano di questi soldati tutte le scritture, tra l'altre gli sara capitato una nuova capitulatione, che fece N. Sre cin- que o sei di al piu prima che seguisse la perdita di Roma, per la quale ritornando S. Sta per unirsi con la lega et consentendo a molte conditioni che erano in pregiudicio della Mta Cesarea, non penso che alcuno sia per volersene valere contro N. Sre di quelli della parte di Cesare, perche non lo potrebbon fare senza scoprir piu i difetti et mancamenti loro, li quali dato che si potessi concedere che non si fussi potuto ritrar Borbone dal proposito suo di voler venire alla rovina del papa, certo e che eron tanti altri in quel campo di fanti et uomini d'arme et per- sone principali che havrebbono obbedito a i commandamenti dell' imperatore se gli fussero stati fatti di buona sorte: et privato Borbone d'una simil parte, restava pocco atto a proseguire el disegno suo. Et dato che questo non si fusse possuto fare, ben- che non si possa essere escusazione alcuna che vagli, come si giustifichera che havendo N. Sigre adempito tutte le conditioni della capitulazione fatta col vicere, sicome V. S. Rma potria ricordarsi et vedere rileggendo la copia di essa capitulazione, che portera seco, che domandando S. Sta all' incontro che se li osservasse il pagamento dei fanti et degli uomini d'arme, che ad ogni richiesta sua se li erano obbligati, non ne fussi stato osser- vato niente, si che non essendo stato corrisposto in nessuna parte a N. Sigre in quella capitulatione, da un canto facendosi con- tro quello che si doveva, dall' altro non se li dando li ajuti che si doveva, non so con che animo possa mettersi a voler ca- lunniare la Sta S. o d'una cosa fatta per mera necessita in- dutta da loro et tardata tanto a fare, che fu la rovina di sua Beattitudine, pigliare occasione di tenersi offesi da noi. Dalla deliberatione che N. Sigre fece dell' andata sua all' al cardinal Farnese. havuto nel medesimo tempo lettere di man propria di S. Mtà per via del Sigre Cesare et per quel di Arezzo di quella sorte che era necessario; vedendo che d’accordarsi il papa col imperatore fusse per seguirne la felicità del mondo overo imaginarsi che uomo del mondo non potessi mai nascer di peggior natura che l’imperatore se fusse andato a trovare questa via per rovinare il papa, la qual fussi indegnissima d’ogni vilissimo uomo et non del maggiore che sia tra christiani, ma absit che si possa imaginar tal cosa, ma si reputa piu tosto che dio l’habbia per- messa per recognition nostra et per dar campo alla Mtà sua di mostrar piu pietà, piu bontà e fede et darli luogo d’assettare il mondo piu che fusse mai concesso a prencipe nato. Essendo venute in mano di questi soldati tutte le scritture, tra l’altre gli sarà capitato una nuova capitulatione, che fece N. Sre cin- que o sei dì al piu prima che seguisse la perdita di Roma, per la quale ritornando S. Stà per unirsi con la lega et consentendo a molte conditioni che erano in pregiudicio della Mtà Cesarea, non penso che alcuno sia per volersene valere contro N. Sre di quelli della parte di Cesare, perche non lo potrebbon fare senza scoprir piu i difetti et mancamenti loro, li quali dato che si potessi concedere che non si fussi potuto ritrar Borbone dal proposito suo di voler venire alla rovina del papa, certo è che eron tanti altri in quel campo di fanti et uomini d’arme et per- sone principali che havrebbono obbedito a i commandamenti dell’ imperatore se gli fussero stati fatti di buona sorte: et privato Borbone d’una simil parte, restava pocco atto a proseguire el disegno suo. Et dato che questo non si fusse possuto fare, ben- che non si possa essere escusazione alcuna che vagli, come si giustificherà che havendo N. Sigre adempito tutte le conditioni della capitulazione fatta col vicerè, sicome V. S. Rma potria ricordarsi et vedere rileggendo la copia di essa capitulazione, che porterà seco, che domandando S. Stà all’ incontro che se li osservasse il pagamento dei fanti et degli uomini d’arme, che ad ogni richiesta sua se li erano obbligati, non ne fussi stato osser- vato niente, sì che non essendo stato corrisposto in nessuna parte a N. Sigre in quella capitulatione, da un canto facendosi con- tro quello che si doveva, dall’ altro non se li dando li ajuti che si doveva, non so con che animo possa mettersi a voler ca- lunniare la Stà S. o d’una cosa fatta per mera necessità in- dutta da loro et tardata tanto a fare, che fu la rovina di sua Beattitudine, pigliare occasione di tenersi offesi da noi. Dalla deliberatione che N. 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al cardinal Farnese.
havuto nel medesimo tempo lettere di man propria di S. Mtà per
via del Sigre Cesare et per quel di Arezzo di quella sorte che
era necessario; vedendo che d’accordarsi il papa col imperatore
fusse per seguirne la felicità del mondo overo imaginarsi che
uomo del mondo non potessi mai nascer di peggior natura che
l’imperatore se fusse andato a trovare questa via per rovinare
il papa, la qual fussi indegnissima d’ogni vilissimo uomo et
non del maggiore che sia tra christiani, ma absit che si possa
imaginar tal cosa, ma si reputa piu tosto che dio l’habbia per-
messa per recognition nostra et per dar campo alla Mtà sua di
mostrar piu pietà, piu bontà e fede et darli luogo d’assettare
il mondo piu che fusse mai concesso a prencipe nato. Essendo
venute in mano di questi soldati tutte le scritture, tra l’altre
gli sarà capitato una nuova capitulatione, che fece N. Sre cin-
que o sei dì al piu prima che seguisse la perdita di Roma, per
la quale ritornando S. Stà per unirsi con la lega et consentendo
a molte conditioni che erano in pregiudicio della Mtà Cesarea,
non penso che alcuno sia per volersene valere contro N. Sre
di quelli della parte di Cesare, perche non lo potrebbon fare
senza scoprir piu i difetti et mancamenti loro, li quali dato che
si potessi concedere che non si fussi potuto ritrar Borbone dal
proposito suo di voler venire alla rovina del papa, certo è che
eron tanti altri in quel campo di fanti et uomini d’arme et per-
sone principali che havrebbono obbedito a i commandamenti dell’
imperatore se gli fussero stati fatti di buona sorte: et privato
Borbone d’una simil parte, restava pocco atto a proseguire el
disegno suo. Et dato che questo non si fusse possuto fare, ben-
che non si possa essere escusazione alcuna che vagli, come si
giustificherà che havendo N. Sigre adempito tutte le conditioni
della capitulazione fatta col vicerè, sicome V. S. Rma potria
ricordarsi et vedere rileggendo la copia di essa capitulazione,
che porterà seco, che domandando S. Stà all’ incontro che se li
osservasse il pagamento dei fanti et degli uomini d’arme, che ad
ogni richiesta sua se li erano obbligati, non ne fussi stato osser-
vato niente, sì che non essendo stato corrisposto in nessuna parte
a N. Sigre in quella capitulatione, da un canto facendosi con-
tro quello che si doveva, dall’ altro non se li dando li ajuti
che si doveva, non so con che animo possa mettersi a voler ca-
lunniare la Stà S. o d’una cosa fatta per mera necessità in-
dutta da loro et tardata tanto a fare, che fu la rovina di sua
Beattitudine, pigliare occasione di tenersi offesi da noi.
Dalla deliberatione che N. Sigre fece dell’ andata sua all’
imperatore in tempo che nessuno posseva suspicare che si mo-
vessi per altro che per zelo della salute de christiani, essendo
venuta quella inspiratione subito che si hebbe nuova della morte
del re d’Ungheria et della perdita del regno, non lo negheranno li
nemici proprii, havendo Sa Stà consultato e resoluto in concis-
toro due o tre dì inanzi l’entrata di Colonnesi in Roma; nè credo
che sia alcuno si grosso che pensi si volessi fare quel tutto di
gratia coll’ imperatore prevedendo forse quella tempesta, perche
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